Un po’ di storia
Il Santissimo Sacramento è l’Ostia consacrata che realmente diviene il Corpo di Gesù Cristo.
E’ uso esporre il Santissimo all’adorazione dei fedeli in particolari ricorrenze.

In occasione della solennità del Corpus Domini si porta in processione, racchiusa in un ostensorio, l’Ostia consacrata ed esposta ai fedeli per l’adorazione comunitaria a Gesù Vivo e Vero, presente nel Santissimo Sacramento.
L’inno del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri è il Pange Lingua che è l’inno eucaristico per eccellenza della Chiesa Cattolica.
La tradizione ritiene che sia stato composto da San Tommaso d’Aquino dietro richiesta di Papa Urbano IV. Il tema è l’Ultima cena di Cristo ed è il canto intonato al termine della Messa in Cena Domini il Giovedì Santo e il giorno di Corpus Domini.

In qualsiasi liturgia dedicata, o che si concluda con la Benedizione eucaristica è uso cantare le ultime due strofe di questo inno (Tantum Ergo Sacramentum).
Riportiamo il testo di seguito:

Pange, lingua, gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinsque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium.
Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus,
Sparso verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.
In supremæ nocte cenæ
recumbens cum fratribus,
observata lege plene
cibis in legalibus,
Cibum turbæ duodenæ
se dat suis manibus. 
Verbum caro, panem verum
verbo carnem efficit:
fitque sanguis Christi merum,
et si sensus deficit,
ad firmandum cor sincerum
sola fides sufficit.
Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
præstet fides supplementum
sensuum defectui.
Genitori Genitoque
laus et iubilatio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio;
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio. Amen.



All’interno della Chiesa cattolica si parla del miracolo di Bolsena (o Miracolo Eucaristico di Bolsena), che sarebbe avvenuto nel 1263, nell’omonima cittadina in provincia di Viterbo. Da tale evento ha avuto origine la festa cattolica del Corpus Domini ed ebbe nel Duomo di Orvieto la Chiesa Madre( dove sono conservati il “corporale” e l’Ostia) dedicata al culto del Santissimo .

Secondo la tradizione cattolica, nella tarda estate dell’anno 1263 (o 1264) un sacerdote boemo, Pietro da Praga, fu assalito dal dubbio sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrato.
In un periodo di controversie teologiche sul mistero eucaristico, il sacerdote intraprese un pellegrinaggio verso Roma, per pregare sulla tomba di Pietro e placare nel suo animo i dubbi di fede che, in quel momento, stavano mettendo in crisi la sua vocazione. La preghiera, la penitenza e la meditazione nella basilica di San Pietro rinfrancarono l’animo del sacerdote, che riprese quindi il viaggio di ritorno verso la sua terra.
Percorrendo la via Cassia, si fermò a pernottare nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena.
Il ricordo della martire Cristina, la cui fede non aveva vacillato di fronte all’estremo sacrificio del martirio, turbò nuovamente il sacerdote e, il giorno dopo, chiese di celebrare messa nella chiesa. Di nuovo tornò l’incertezza di quello che stava facendo; pregò intensamente la Santa perché intercedesse presso Dio affinché anche lui potesse avere «quella fortezza d’animo e quell’estremo abbandono che Dio dona a chi si affida a lui».
Durante la celebrazione, dopo la consacrazione, alla frazione dell’Ostia, apparve ai suoi occhi un “prodigio”: l’Ostia che teneva tra le mani diventava carne da cui stillava abbondante sangue. Impaurito e confuso ma, nello stesso tempo, pieno di gioia, cercò di nascondere ai presenti quello che stava avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel corporale di lino usato per la purificazione del calice che si macchiò immediatamente di sangue e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce di sangue sarebbero cadute anche sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare.
Il sacerdote andò subito da papa Urbano IV, che si trovava ad Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il papa inviò a Bolsena Giacomo, vescovo di Orvieto, per verificare la veridicità del fatto e riportare le reliquie. Secondo la tradizione, il presule fu accompagnato dai teologi Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio. Tra la commozione e l’esultanza di tutti, il vescovo di Orvieto tornò dal Papa con le reliquie del “miracolo”. Urbano IV ricevette l’ostia e i lini che si supponeva fossero intrisi di sangue, li mostrò al popolo dei fedeli e li depose nel sacrario della cattedrale orvietana di Santa Maria Assunta.

A seguito di ciò, nel 1264, con la bolla Transiturus de hoc mundo, Urbano IV istituì la solennità del Corpus Domini, e fu affidato a Tommaso d’Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la Messa della nuova festività (tra cui la composizione del Pange Lingua ), stabilendo che questa venisse celebrata il giovedì dopo l’ottava di Pentecoste.

Le reliquie che testimonierebbero il Miracolo sono conservate nella Cappella del Corporale nel duomo di Orvieto, dove sono custoditi l’Ostia, il corporale e i purificatoi; l’ostia e il corporale, dal 1337, vennero conservati nel preziosissimo reliquiario di Ugolino di Vieri, capolavoro dell’oreficeria senese del Trecento. L’altare dove l’evento si è manifestato fu collocato fin dalla prima metà del XVI secolo nel vestibolo della Basilichetta Ipogea di Santa Cristina a Bolsena; quattro lastre di marmo macchiate del “sangue prodigioso” sono venerate dal 1704 nella Cappella Nuova del Miracolo, costruita come dimora delle reliquie rimaste a Bolsena. Una quinta, nel 1574, fu donata alla parrocchia di Porchiano del Monte, nei pressi di Amelia.


Il termine deriva dal latino trans-substantiatio e indica la conversione:

  • della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e
  • della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo,

ciò avviene durante il rito della Messa, all’atto della preghiera eucaristica.

Secondo il Compendio al catechismo della Chiesa Cattolica Romana (n. 283) la transustanziazione è: « la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le «specie eucaristiche», rimangono inalterate. »