Il pintoricchio

Il pintoricchio

La confraternita del Santissimo Sacramento di Villa Pitignano organizza la visita alla mostra della Galleria Nazionale dell’Umbria in Maggio. in occasione della mostra dedicata al Pinturicchio.
I costi da sostenere saranno solamente quelli relativi agli ingressi alla mostra e al sistema auricolare. La visita guidata sarà gratuita.

Di seguito pubblichiamo un interessante a articolo di Alfredo Tradigo, tratto da FAMIGLIA CRISTIANA n.5 del 3 febbraio 2008


In occasione della grande mostra dedicata al nostro pittore concittadino Bernardino di Betto, il Pintoricchio, la Confraternita del Santissimo Sacramento di Villa Pitignano vuole partecipare a diffondere la conoscenza dell’arte di uno dei grandi maestri del Rinascimento.
Attraverso la pittura, la scultura e i monumenti (grandiosi o umili che siano), la Chiesa ha trasmesso il messaggio di Cristo, le testimonianze di vita dei santi e, non ultimo la sua storia gloriosa attraverso i secoli. Ammirare le bellezze che ornano e onorano i nostri sacri templi è rende possibile l’avvicinarsi con il cuore alla bellezza di Dio e della Creazione.
L’arte derivata dai nostri grandi maestri, Perugino, Pinturicchio, Raffaello, appresa e testimoniata poi in avanti dalle botteghe da questi animate, hanno lasciato il segno pressoché ovunque, persino nella nostra parrocchia, dove la decorazione a “grottesche” di cui Pintoricchio è stato sicuramente il più alto utilizzatore è presente nella cornice a stucco della pala d’altare dedicata a Maria Assunta. I nostri occhi, quelli dei nostri padri e madri, sono stati educati pertanto al bello, perché l’amore per il Signore non può che essere pervaso del “bello”, perché è Egli che in primis emana bellezza. E’ in questa ottica che proponiamo, come saggio introduttivo all’ evento del 2008 in Umbria, l’articolo che segue, tratto da FAMIGLIA CRISTIANA n.5 del 3 febbraio dell’anno corrente.

Sulle tracce di un grande pittore di madonne e scene evangeliche ambientate sulle dolci colline umbre, in una natura lussureggiante di suggestioni esotiche.
Perugia, Spello, Trevi, Spoleto, Or vieto, Città di Castello. Nomi che evocano affascinanti centri medievali arroccati su colline di cipressi e ulivi. Immagini di una regione che è il cuore fisico e spirituale d’Italia: l’Umbria di Assisi e di san Francesco.
Oggi, grazie alla grande mostra Pintoricchio (aperta dal 2 febbraio al 29 giugno, con doppia sede a Perugia e a Spello ed estesa anche agli altri centri citati), questa regione diventa anche l’Umbria di Pintoricchio. Egli ha lasciato sparse nel territorio tracce della sua arte in affreschi e pale d’altare di grande fascino: Madonne e santi che portano nel volto la stessa serena dolcezza , la stessa luce del paesaggio umbro e della sua gente.
Il suo vero nome è Bernardino di Betto, nato a Perugia tra il 1456 e il 1460 da una modesta famiglia di artigiani, morto a Siena nel 1513. Piccolo e umile d’aspetto, venne soprannominato “pintoricchio” o “pinturicchio”, cioè pittorucolo da poco, come conferma Giorgio Vasari nelle sue Vite dei pittori illustri, sottolineandone la “dappocaggine”.
In realtà si trattava di un ottimo artista che dovette — prima di diventare priore delle Arti a Perugia nel 1501 — cercare fama e prestigio fuori dai confini della sua regione. Per la Roma dei cardinali Della Rovere, affrescò la cappella di Santa Maria del Popolo; per Papa Alessandro VI, le splendide Stanze degli appartamenti Borgia in Vaticano. Infine, una volta affermatosi anche in Umbria, andò in Toscana, a Siena (1502-1508), dove affrescò la libreria di Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II) con preziose scene storiche del suo pontificato.
Nel periodo romano, Pintoricchio collaborò con ogni probabilità pure agli affreschi della Cappella Sistina (Storie di Mosè e Battesimo di Cristo), anche se il suo nome non compare tra gli illustri pittori di quel cantiere, diretto dal suo grande rivale Pietro Vannucci, detto il Perugino. Pittore che gli fece sempre ombra, e che ci rende ancora più simpatico Pintoricchio, che apprezziamo proprio per la dolcezza dei paesaggi e l’umanità dei volti, così in contrasto con la fredda e distaccata perfezione del suo raffinato rivale.
Alla Galleria nazionale di Perugia, nel palazzo dei Priori, possiamo confrontare una trentina di opere di Pintoricchio con i capolavori del coetaneo Perugino e con i dipinti del ventenne e precoce genio Raffaello Sanzio, che lavorò con entrambi. Lasciata Perugia, il nostro viaggio prosegue verso Spello, alle pendici del Subasio. Due secoli dopo Giotto, a pochi chilometri da Assisi e dagli affreschi con le storie di san Francesco, tra l’estate del 1500 e la primavera del 1501, Pintoricchio dipinse nella cappella Bella della chiesa di Santa Maria Maggiore il più bel ciclo murale che di lui sia rimasto in terra umbra.
È un piacere degli occhi immergersi nel verde tappeto erboso della sua “Adorazione dei pastori”(parete centrale) e vagare nel cielo scandito dalle cime di pioppi e cipressi. Nella parete di destra (“Disputa di Gesù coni dottori”) il cielo di Pintoricchio ci offre un vero e proprio erba rio di essenze locali ed esotiche, tra cui un arancio amaro carico di frutti e una bella palma. Ancora, nell’Adorazione, il bue e l’asino riposano in un recinto fatto di canne palustri intrecciate che coprono anche il tetto della capanna-tempio, su cui è appollaiato un pavone (simbolo di risurrezione), mentre sulla colonna si arrampica un’edera che sgretola il marmo del mondo antico. In questi affreschi Pintoricchio inserisce una fittissima rete di simbologie e realizza scenografici fondali di un teatro sacro e profano insieme, imbevuto com’è di elementi classici e cristiani. In fondo all’Annunciazione (parete di sinistra) piccole figurine di soldati brulicanti affollano la fortezza di Spello, dominata dal profilo del Subasio, attualizzando in un tempo e in un luogo precisi — da cronaca locale — gli avvenimenti evangelici. Prima di lasciare Spello è d’obbligo una visita alla vicina chiesa francescana di Sant’Andrea, appena restaurata, dove la parete di fondo del transetto sinistro è occupata da una grande pala realizzata tra il 1508 e il 1510 da un Pintoricchio ormai al vertice della sua carriera, che si dedicò ai volti e alle mani, ma lasciò alla sua bottega la realizzazione complessiva.
Nel Duomo di Spoleto, nella prima cappella laterale destra, ritroviamo la palma e il pioppo a fare da quinta a Maria col Bambino e a segnare la distanza col fondale lacustre — potrebbe essere il Trasimeno (?) —, dove lo sguardo riposa. A metà strada tra Spello e Spoleto una tavola di Madonna con Bambino benedicente, visibile nel complesso museale di San Francesco di Trevi, è stata recentemente attribuita a Pintoricchio.
Ed eccoci a Orvieto: entriamo nel Duomo e nell’abside, in alto a sinistra, troviamo i due evangelisti affrescati da Pintoricchio; ma la visita vale di più per la cappella di San Brizio di Luca Signorelli e la cappella del Corporale del miracolo eucaristico di Bolsena. Infine, si può risalire a Città di Castello per vedere, nel Museo del Duomo, una Madonna con Bambino e san Giovannino, forse autografa. Tappa conclusiva e senz’altro irrinunciabile del nostro viaggio sulle orme del Pintoricchio è la chiesetta della Madonna del Feltro, a San Martino del Colle, a pochi chilometri da Perugia, sulla via verso Marsciano (da qui si può deviare per godersi i più bei scorci del vicino lago Trasimeno). Nell’edificio il terremoto del 1997 ha danneggiato l’affresco con la Madonna che adora il Bambino leggente incoronata da angeli. Sono rimaste solo le parti sicuramente di mano del Pintoricchio. Quasi a dirci: guardate quanta semplicità e grazia nell’opera di questo piccolo – grande pittore.

Siti relativi alla mostra
www.mostrapintoricchio.it
www.gallerianazionaleumbria.it