Di questo papa esistono solo poche notizie certe e documentate. Secondo quanto riportato sul Liber Pontificalis, nacque a Roma durante il regno di Diocleziano e ascese al soglio di Pietro durante quello di Alessandro Severo.

Suo padre si chiamava Ponziano. Secondo Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica, VI, 23), dopo la morte di papa Callisto I, Urbano fu eletto vescovo di Roma e fu a capo della Chiesa per otto anni. Il documento noto come “Catalogo Liberiano” dei papi posiziona l’inizio del suo pontificato nell’anno 223 e la sua fine nell’anno 230. Lo scisma iniziato da Ippolito continuò ad esistere anche durante il pontificato di Urbano. Probabilmente fu proprio durante il suo pontificato che Ippolito scrisse il Philosophumena nel quale attaccava duramente Callisto I.
Comunque, verso la fazione scismatica ed il suo capo, Urbano mantenne lo stesso atteggiamento che aveva adottato il suo predecessore. Gli storici non dicono nulla di altri problemi nella vita della Chiesa di Roma in questo periodo. Il suo pontificato fu piuttosto tranquillo anche perché la famiglia reale stessa, grazie alla madre dell’imperatore, accettò al suo interno i riti cristiani. Alessandro Severo fu favorevole a tutte le religioni e quindi protesse anche il Cristianesimo. Sua madre, Giulia Mammea era amica del teologo alessandrino Origene Adamantio che aveva conosciuto ad Antiochia di Siria. Ippolito dedicò il suo lavoro sulla Risurrezione proprio a lei.
Il risultato dell’opinione favorevole sul Cristianesimo dell’imperatore e di sua madre fu che i Cristiani poterono godere di un periodo di pace completa, anche se la loro condizione giuridica non cambiò. Lo storico Lampridio (Alexander Severus, c. XXII) affermava che Alessandro Severo non creò alcun problema ai Cristiani: Christianos esse passus est.
Indubbiamente la Chiesa di Roma sperimentò i felici risultati di queste propensioni e non fu mai molestata durante il regno di questo imperatore (222-235). L’imperatore protesse i Cristiani romani anche in una disputa legale sulla proprietà di un appezzamento di terreno tra il papa e dei tavernai.

Non si conosce nulla delle opere personali di papa Urbano. Tuttavia, l’aumento in estensione di varie Catacombe romane nella prima la metà del III secolo prova che in questo periodo il numero dei cristiani crebbe notevolmente. Gli Atti leggendari di Santa Cecilia legano la santa, così come suo marito e suo cognato, ad Urbano che si dice abbia battezzato i suoi congiunti. Questo resoconto, comunque, è totalmente leggendario e privo di qualunque valore storico; lo stesso si può dire degli Atti del martirio di Urbano stesso, che sono ancora più tardi della leggenda di Santa Cecilia. L’affermazione del Liber Pontificalis che Urbano convertì molti attraverso le sue prediche, si basa sugli Atti di Santa Cecilia.
Un’altra affermazione dalla stessa fonte, che Urbano aveva ordinato la fabbricazione di oggetti liturgici in argento, è un’invenzione del redattore della sua biografia che visse nel VI secolo e che attribuì arbitrariamente ad Urbano anche la creazione oggetti liturgici per venticinque chiese titolari del suo tempo.

I dettagli sulla morte di Urbano sono ignoti, ma, giudicando dalla pace del periodo in cui visse, probabilmente morì di morte naturale. Secondo alcune fonti, però, Urbano fu fatto assassinare dal prefetto Almenio il 23 maggio 230 (?).

Ci sono due correnti di pensiero sul luogo della tomba di Urbano, comunque solamente una si riferisce al papa che portò questo nome. Negli Atti di Santa Cecilia e nel Liber Pontificalis viene sostenuto che Papa Urbano fu sepolto nella catacombe di Pretestato sulla Via Appia. Tutti gli Itinerari per le tombe dei martiri romani del VII secolo citano la tomba di un certo Urbano in connessione con le tombe di molti martiri che furono sepolti nelle Catacombe di Pretestato. Uno di questi Itinerari assegna a questo Urbano il titolo di “Vescovo e Confessore.” Di conseguenza, fin dal IV secolo, ogni tradizione romana ha venerato il papa con questo nome nell’Urbano delle catacombe di Pretestato.
Tuttavia, durante gli scavi di una duplice camera nelle catacombe di San Callisto, Giovanni Battista De Rossi rinvenne un frammento del coperchio di un sarcofago con l’iscrizione OUPBANOCE (piskopos). Questi provò che anche nell’elenco di martiri sepolti nelle Catacombe di San Callisto stilato da papa Sisto III (432-440), compariva il nome di un Urbano. Il grande archeologo giunse perciò alla conclusione che l’Urbano sepolto nelle catacombe di San Callisto era il papa, mentre il santo con lo stesso nome e sepolto nelle catacombe di San Pretestato era il vescovo di un’altra sede che morì a Roma e fu sepolto in queste catacombe.
Tuttavia, la maggior parte di storici sono d’accordo con la tesi fondata sugli Atti di Santa Cecilia. L’iscrizione dell’epitaffio summenzionato di un Urbano in San Callisto indica un periodo più tardo, come prova la comparazione con gli epitaffi papali nella cripta papale. Nell’elenco preparato da Sisto III e menzionato precedentemente, Urbano non è inserito nella successione di papi, ma appare fra i vescovi stranieri che morirono a Roma e furono sepolti in San Callisto.
Da quanto sopra è chiaro che papa Urbano fu sepolto nella Catacomba di Pretestato, mentre l’Urbano che giace in San Callisto è un vescovo di un periodo più tardo e di un’altra città. Questo punto di vista si accorda con il Martyrologium Hieronymianum. Sotto la data del 25 maggio (VIII kalendes Junii) si trova: Via nomentana miliario VIII natale Urbani episcopi in cimiterio Praetextati. La catacomba sulla Via Nomentana, tuttavia, è quella che contiene la tomba di papa Alessandro I, mentre la Catacomba di Pretestato è sulla via Appia. Louis Duchesne ha dimostrato che nell’elenco delle tombe dei papi da cui è stata presa questa notizia si è saltata una riga, per cui il documento originale riportava che la tomba di papa Alessandro era sulla via Nomentana, mentre la tomba di Papa Urbano sulla via Appia nelle Catacombe di Pretestato. Di conseguenza il 25 maggio è il giorno della sepoltura di Urbano in questa catacomba. Lo stesso martirologio, sotto la data del 19 maggio (XIV kal. Jun.), contiene un lungo elenco di martiri che inizia con i due martiri romani Calocero e Partenio che sono sepolti nelle Catacombe di San Callisto ed include un Urbano, questo Urbano sembra essere il vescovo straniero con quel nome che giace nelle stesse catacombe.

Nell’862 papa Niccolò I inviò parte delle reliquie a Carlo il Calvo ad Auxerre dove fu venerato quale protettore dei viticultori.
La Chiesa cattolica ne celebra la memoria liturgica il 25 maggio.